[ CONVEGNI E SEMINARI ]
Presentazione del libro “Voler bene ai poveri è un rischio”. Don Primo Mazzolari a Bergamo, di Barbara Curtarelli
22 gennaio 2024, ore 16:00
Sala Riformisti, sede CISL Bergamo
La pubblicazione è l’esito dello studio realizzato da Barbara Curtarelli nel 2023 su “La presenza di don Primo Mazzolari a Bergamo 1935 -1958”. Con il contributo della Fondazione della Comunità Bergamasca, Fondazione Giulio Pastore e Cisl Bergamo.
Leggi la rassegna stampa e ascolta gli interventi dei relatori
Qui di seguito la prefazione al libro, di Aldo Carera
Premessa
In uno scritto pasquale del 15 aprile 1949 Primo Mazzolari denunciava il «lievito di malizia in ciascuno di noi per il solo fatto che milioni e milioni di uomini non hanno né pane, né terra, né casa, né pace, né giustizia». In quei tempi disperati di dopoguerra invitava ciascuno a staccarsi dal proprio egoismo per «vedere se sono in regola le mie carte di cristiano, di uomo, di cittadino», premessa per poter contribuire a riaffermare buon senso e speranza. In un mondo che sembrava poter fare a meno dei cristiani Mazzolari affrontava la crisi di fede dell’uomo contemporaneo partendo dai disagi reali della vita e assumendosi in prima persona il rischio di voler bene ai poveri. La sua identificazione con i problemi della gente comune lo portò su posizioni anticonformiste che anticipavano la faticosa apertura alla modernità da parte delle autorità ecclesiastiche cui fu sempre obbediente. Il suo apostolato perseverante, intriso di parole e di gesti, di fede e di vita, continua a offrire un costante e attualissimo insegnamento a farsi fermento del bene e lievito della fede senza aspettare tempi adatti e pacificati. Don Primo Mazzolari parla oggi, con la forza e con la carica profetica di chi non dimentica mai le vicende umane, a una società che ha più che mai bisogno di rinnovare un travaglio interiore che in molti sembra sopito. Le pagine di Barbara Curtarelli consentono al lettore di prendere confidenza con la biografia di don Primo nel contesto dei fremiti sociali, politici e religiosi provocati anche nella Diocesi di Bergamo dalla grande trasformazione di metà Novecento. Missionario per vocazione nel suo Mantovano, nel Cremonese, nel Bresciano e, come ora documenta Curtarelli, in quelle terre bergamasche che lo hanno conosciuto tra la prima conferenza dell’ottobre del 1935, in occasione della costituzione della sezione di Bergamo del Movimento laureati, e l’ultimo articolo comparso su «L’Eco di Bergamo» dell’aprile 1962. Negli scritti pubblicati su «L’Eco», negli scambi epistolari, nelle prediche e nelle conferenze tenute in città e in provincia, in ogni occasione don Primo chiamava a lenire nel messaggio evangelico le inquietudini che agitavano l’Italia cattolica pre-conciliare. Bergamo è stata sempre ospitale per il parroco di Bozzolo, stimato e apprezzato da monsignor Adriano Bernareggi, grande amico del direttore dell’«Eco» Andrea Spada, in dialogo con la minoranza del clero locale aperto alle istanze del rinnovamento sociale e religioso. Una rete di rapporti personali, di interlocuzioni con le autorità ecclesiastiche diocesane, con i parroci, con i fedeli. Curtarelli contestualizza puntualmente ogni occasione, ogni interlocutore, ogni incontro, il più istituzionale e il più amicale.
La sequenza cronologica con cui l’autrice ha scandito il suo testo consente di ripercorrere le molte occasioni della presenza di don Primo nel capoluogo, nelle comunità religiose, nei paesi delle valli. E in quella Bassa, tra le folle straordinarie di lavoratori della terra che più di tutti erano la sua gente. Figlio di contadini e parroco in un borgo rurale, Mazzolari condivideva fino in fondo la povertà e le sofferenze dei lavoratori dei campi che vivevano in un mondo immobile. Temeva per coloro che fuggivano per andare in fabbrica. Ove, comunque, il loro destino era deciso sopra le loro teste e la loro fede semplice e profonda, ancorata a ritualità non sempre comprese, era costantemente sfidata. Nuove forme di oppressione, nuovi contesti per l’annuncio evangelico che Mazzolari ebbe occasione di approfondire seguendo direttamente la dura vertenza degli operai della Dalmine sostenuti dal mondo cattolico bergamasco. Una vicenda esemplare del dialogo di Mazzolari con le comunità cattoliche del capoluogo e della provincia in nome della giustizia sociale. Meritorio l’impegno della Cisl di Bergamo a ridare interesse a una figura che ha avuto un ruolo incisivo nella formazione umana, civile e religiosa delle prime generazioni dei sindacalisti cislini lombardi. Attenta alle sensibilità attuali, in un rapido passaggio introduttivo Curtarelli accosta don Mazzolari e don Milani. Riconosce in loro idealità e prospettive comuni ma, alla luce del buon metodo storico, distingue i differenti contesti storici, i tratti delle due personalità e la diversa vicinanza alle vicende sindacali e del lavoro. «Urticanti e manichee» le parole del priore di Barbiana. Ampio ed ecumenico l’abbraccio di don Primo alle genti bergamasche esprimeva la sua capacità di parlare con il cuore e con l’animo dell’apostolo, testimone di vicinanza, prossimità e condivisione all’uomo immiserito e oppresso dai rapporti di lavoro negli anni della grande trasformazione industriale del paese, quando le profonde innovazioni tecnologiche toglievano valore e dignità al lavoro. In una modernità ridotta a palude, la voce di don Primo si alzava per dare valore spirituale e umano al lavoro e per cambiare le condizioni sociali e materiali dei lavoratori. Un tracciato evangelico di speranza, una presa di coscienza dell’impegno sociale e civile che restituisce pienamente don Primo alla formazione delle prime generazioni di sindacalisti della Cisl. Un legame testimoniato in numerose biografie di cislini e documentato in tante pagine di «Adesso» che meriterebbero di essere rilette.
Di tutto questo, Barbara Curtarelli propone una ricostruzione puntuale, metodologicamente accurata, esito di una perseverante e sistematica indagine sulle poche fonti disponibili e sull’ampia letteratura su don Primo. Qualità che portano a condividere l’auspicio dell’autrice che questa sua opera possa contribuire alla causa di beatificazione avviata nel 2017 dalla Fondazione a lui intestata e che possa stimolare ulteriori approfondimenti a livello parrocchiale.
Aldo Carera, Presidente della Fondazione Giulio Pastore – Direttore dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani”